giovedì 23 aprile 2015

1685 buone ragioni


(Gazzetta Matin, 20 aprile 2015)

Ci sono 1685 buone ragioni per essere positivi. In un momento di disincanto italiano se non di rigetto per la politica, 1685 valdostani si candidano per le elezioni comunali, in una dimensione territoriale fatta di altitudini, paesaggi, comunità e persone. A volte con una sola lista, frutto di accordi di persone e di governo, a volte con due o tre liste, raramente su schieramenti precostituiti, spesso per diverse visioni del futuro del proprio paese. Certo, non tutto è poesia e tenue acquarello: gli scontri sono anche forti, anche personali. Il ritorno alla prevalenza del Consiglio rispetto al Sindaco nei piccoli comuni ridurrà molte tensioni e restituirà il senso del lavoro collegiale di cui, a distanza di tempo, parla con passione un Carlo Perrin, come avviene nei cantoni e nei land svizzeri e austriaci, e come si ritrova nelle pagine di Arend Lijphart, per chi volesse approfondire.

1685 candidati sono un grande valore per una comunità di 130 mila persone, che partecipa alle vicende personali e alle proposte, caso per caso. E’ un processo trasparente, di cui tutti parlano per strada, sui giornali e negli incontri anche casuali, tra critiche, battaglie, schieramenti e commenti, battute, speranze e progetti. E’ un punto di forza di cui non solo andar fieri, ma da proteggere e coltivare.

Perché dietro c’è una comunità, la stessa che cercava senza successo Henri Putnam nel Mezzogiorno, che raccontava Carlo Cattaneo dei comuni lombardi, che si trova nelle pagine e nelle lettere di Chanoux e del canonico Bréan. E’ una comunità che si protegge e si coltiva da sola, per lo stesso fatto di condividere uno spazio piccolo, bello e familiare, una piccola patria di luoghi e d’identità condivise. Un po’ è anche da proteggere, come fanno coloro che ritrasmettono il senso del volontariato, della vita comune dei paesi, anche nell’organizzazione degli eventi.

Rassicura il fatto che rispetto all’Italia in Valle esistano partiti vivaci e stabili, anche dal differente formato, che i loro esponenti si interessino ai principi della cittadinanza attiva (come un Piero Floris) o al rinnovamento dei partiti in Europa (come un Ennio Pastoret), e che facciano anche le battaglie quotidiane. Per questo è positivo che in Regione si mantenga e si rafforzi la trasparenza della politica, grazie ai giornali, e come testimonia il controllo sociale solido e attento del passaparola, che già accenna e si inquieta di possibili elezioni in autunno.


Enrico Martial

giovedì 16 aprile 2015

Lo Gattopard valdôten (sui trasporti)

(Gazzetta Matin, 13 aprile 2015)

Se l’esercizio del Gattopardo è ben raffinato in Sicilia e in Italia, esso pare assai meno sofisticato tra le mura del Consiglio regionale, che ha da poco tenuto una sessione tematica dedicata ai trasporti, tra antichità ferroviarie, tariffe ai caselli, disordine degli orari, costi di gestione.

Il Consiglio regionale auspica ancora la proroga delle concessioni autostradali per contenere le tariffe, come lo Sblocca Italia dell’ex-ministro Lupi, di fatto superato dalla direttiva europea “concessioni” del 2014, come ha detto lo stesso presidente dell’Aiscat, Fabrizio Palenzona il 30 marzo scorso a Reuters, come si discute in Senato e come già da tempo ammoniva Cantone. Poiché ogni proroga andrà intesa come nuovo contratto obbligando a  nuova gara, il dibattito valdostano si nascondeva alle novità, dimenticando direttiva, rischio d’impresa ormai in capo al concessionario, e quindi i meccanismi alle origini delle attuali tariffe.

Sulla ferrovia, si malcelava l’essenziale, cioè che le competenze su Aosta-Torino e su Aosta Pré-Saint-Didier sono integralmente passate (oneri compresi) dallo Stato alla Regione, come norma di attuazione dello Statuto, sin dal 26 ottobre 2010: come fosse per le cave e torbiere, o l’artigianato. Eppure a destra e sinistra a chieder norme di attuazione delle norme di attuazione, come per tirar tardi e sfilarsi dalle grane. Perciò silenzio sulla possibilità di metter a gara il servizio Aosta-Torino come quarto lotto nel pacchetto di gare che prepara il Piemonte, e silenzio sullo sciopero dei ferrovieri appunto contrari alle gare. E’ andata tutta così: nebbia sul Piano Nazionale degli aeroporti che ha già tolto lo scalo di Aosta dal salotto buono, silenzio su Uber e BlaBla car. Silenzio sulla necessità politica di acquisire l’infrastruttura da RFI, strada ferrata e stazioni, prima di decidere sugli investimenti. 

Sordina tecnica sul riparto finanziario del decreto legge del 2 maggio 2014, così come sulle norme di concorrenza sul trasporto pubblico locale su gomma. Qualche fuga in avanti, come l’auspicio di una nuova ferrovia parallela all’autostrada, e quindi senza passar dal centro di Ivrea.

Un Consiglio Valle opaco secondo molti consiglieri, di maggioranza e opposizione, finito in una china da cui bisogna risalire. Anche i giornalisti in sala stampa ascoltavano alla ricerca di un qualche punto di appoggio, per scrivere qualcosa di decente e credibile. Alla ricerca non del Gattopardo, ma di quel Voir Clair di Chanoux che resta pur sempre impresso sulla facciata di piazza Deffeyes.

Enrico Martial