venerdì 29 maggio 2015

Tradition et Renouveau

di Enrico Martial
(Gazzetta Matin, 25 maggio 2015)

Sabato scorso, 23 maggio, la Cooperativa Forza e Luce di Aosta che nel 1896 portò l’elettricità ad Aosta festeggiava da un lato i suoi 120 anni di vita e dall’altro il recupero della vecchia centrale di Saumont con un nuovo generatore idroelettrico e un nuovo fabbricato tecnologico. I 120 anni confermano solidità e coesione di quella “Vecchia Aosta” che va avanti, dalle famiglie più vecchie alle nuove, dai Gonrad, ai Boch, ai Torrione, ai Roux e ai Marten-Perolino, ai Fosson, ai Vietti e persino ai Martial e quanti altri, tra nipoti e figli, patois e vicende personali, matrimoni e nuovi arrivi.
 
La centrale di Saumont è stata devastata dall’alluvione del 2000, e a un certo punto ci si è chiesto se non fosse il caso di liquidare l’edificio, di chiudere la partita e farla finita. Invece è partito il recupero e la rimessa in funzione di un impianto da un centinaio di chilowatt, segno di una comunità testarda che non arretra, che non rinuncia all’iniziativa nata nel 1908. A costo di allungare i tempi di rientro dell’investimento, si è guardato al medio termine, ai nipoti di oggi che diventeranno prima padri e poi nonni di altri nipoti: che ritroveranno tra le loro mani la vecchia centrale ancora in funzione.

Da sola però la tradizione e la testa dura non bastano. Il recupero di Saumont è infatti fondato sull’innovazione, diremmo in Valle sul “Renouveau”, sulla capacità di stare nel presente, tra competitività, certificati verdi e automazione, in mezzo alle nuove tecnologie digitali della nuova sala riunioni e le trovate tecniche qui e là disseminate. Anche l’opera di mitigazione del rischio che segue l’alluvione del 2000 è innovativa e avveniristica: un anfiteatro e promontorio a protezione della centrale che quasi non si vede.


Con 600 milioni in meno nel bilancio regionale, i risparmi delle famiglie intaccati, una generale mancanza di visione, il caso di Saumont è esemplare, ed è incredibile come lo slogan di Tradition et Renouveau conservi intatto il suo significato anche oggi. Sul patrimonio di competenze e di risorse (la tradizione) e sull’innovazione (il renouveau) sono persino scritti i programmi europei per la competitività e lo sviluppo fino al 2020. All’alluvione economica e sociale del presente non bastano la firma del Patto di stabilità e le nuove giunte comunali, e non basta dunque tappare buche e fare amministrazione. Occorre anche visione, indicare una strada per ripartire, e intraprenderla.

domenica 10 maggio 2015

Dopo l'antipolitica

(Gazzetta Matin, 4 maggio 2015)

La conclusione assolutoria del procedimento sui costi della politica in Valle d’Aosta coincide con un cambiamento di agenda a livello nazionale e regionale, che sta superando la semplice antipolitica a favore di altri temi. 

Strali contro i politici ve ne saranno ancora, ma il quadro sta cambiando, tra speranze e attese di ripresa, tra Renzi, Expo di Milano, polemiche e fatturati.
In questa terra di mezzo, in quest’attimo di respiro che ci è concesso, senza ancora sapere se andrà meglio o peggio, mentre si salvano competenze e Corpo forestale, forse sarebbe il caso di curare i feriti e dare un’occhiata alla carta geografica, per capire dove andare.

La strada più facile sarà non far nulla, tornar come prima, un po’ come avvenne dopo Mani pulite. In Valle significherebbe ricostruire un consenso fatto di relazioni verticali costruite sulla prevalente distribuzione di risorse e solo in parte sullo sforzo individuale e collettivo di costruzione del benessere. E’ un contesto facile ma anche pericoloso, perché presto capace di produrre nuove accuse, nuove ombre e quindi nuova antipolitica, gran nemico in caso di nuove crisi economiche.

La strada più sensata sarebbe quella di prendere atto del ciclo concluso, e passare all’iniziativa. In grande parte dei Comuni e anche ad Aosta, malgrado l’apparente richiamo ai grandi sistemi, il dibattito delle elezioni comunali resta molto concreto,  su vivibilità, sviluppo economico, ambiente, competitività, costi e qualità dei servizi, capacità amministrativa. E’ un buon governo però passivo e privo di strumenti rispetto ai cambiamenti che tendono a cadere dall’alto, dalla diminuzione delle aziende zootecniche, all’internazionalizzazione del turismo, all’innovazione della produzione e dei servizi, alle trasformazioni sociali, alla liberalizzazione di cluster ora protetti e a fatica difendibili, per esempio nella scuola, nei trasporti, nelle professioni. Di questo futuro assai presente ci occupiamo ancora troppo poco, e molte cose che stentiamo ad accettare sono già leggi derivanti da norme europee, e si possono solo applicare: i più veloci e competitivi, anche nelle Alpi, addirittura le anticipano, non solo nell’economia, ma anche nel funzionamento della politica.

In quest’attimo di respiro che ci è concesso, dovremmo forse fare un esame di coscienza, evitare di tornare indietro e riprendere l’iniziativa con un po’ di serietà, dopo la dura lezione di due anni di antipolitica.


Enrico Martial

lunedì 4 maggio 2015

Domani accadrà

(Gazzetta Matin, 27 aprile 2015)

In Consiglio Valle, malgrado il 18 a 17 su cui poggia la maggioranza, malgrado l’apparente vivacità delle interrogazioni dell’opposizione, il governo del presidente è per il momento saldissimo. Il controllo sull’esecutivo è certo continuo, ma nulla di solido si vede oltre questa nobile funzione: una prospettiva, una capacità di governo. Separatamente, alcuni consiglieri mostrano capacità amministrative; ma la visione più generale traballa, manca l’orizzonte politico e non solo la squadra.

Oggi non si vede un sostituto alla persona del presidente, né altra capacità per governare e non solo amministrare una regione piccola ma con un sacco di competenza politica e tecnica come la Valle d’Aosta. Con l’economia a un cambio d’epoca, con gruppi d’interesse che dovranno perder posizioni senza rivoltarsi (troppo), con l’autonomia da mantenere in equilibrio tra consenso interno e salvaguardia dei rapporti nazionali, con dozzine di problemi pronti a complicarsi: rifiuti, autostrada, turismo, imprese, sicurezza, allevatori, noleggiatori, guide turistiche, insegnanti, impiegati del Casinò, impiegati forestali, impiegati sanitari, impiegati regionali, mogli, mariti, zii e cugini.

Secondo la nostra legge regionale, non si può stare in giunta per più di due legislature, e a rigore Rollandin al prossimo giro potrebbe fare solo il consigliere, a meno che non si vada a votare subito, cioè entro l’autunno. Ma sarebbe solo un respiro supplementare, altri due anni e mezzo. E per andare a votare subito occorrerebbe un disastro alle comunali di Aosta, la frantumazione della maggioranza, cioè un prezzo piuttosto alto.

D’altra parte, in due anni e mezzo, l’alternativa sostenibile, da una parte o dall’altra, non si vede, e il prezzo di allora potrebbe essere non meno elevato: in assenza di un governo capace, potrebbero essere a rischio pace sociale, autonomia ed equilibrio dei conti.
Eppure la scadenza è quella. Sarebbe forse ora di prenderne atto e di mettersi a preparare un gruppo capace di governo e non solo di sudditanza obbediente o protestataria. Lo stesso presidente e i partiti dotati di buon senso dovrebbero costruire un percorso – che non è solo di persone ma di visione - che permetta di assicurare in modo sopportabile la futura gestione delle grane ordinarie, e di attrezzarsi rispetto ai possibili venti e tempeste che passano sopra le nostre montagne e che possono, come già fanno, scendere a valle.

Enrico Martial

Note
cfr. art. 3, comma 3 Legge regionale 7 agosto 2007, n. 21
Disposizioni in materia di modalità di elezione del Presidente della Regione e degli Assessori, di presentazione e di approvazione della mozione di sfiducia e di scioglimento del Consiglio regionale
(B.U. 14 agosto 2007, n. 33)

http://www.consiglio.regione.vda.it/banche_dati/leggi_regolamenti/dettaglio_i.asp?pk_lr=4123&versione=V