martedì 16 febbraio 2016

Punto a Capo

(Gazzetta Matin, 15 febbraio 2016)

Ci stavamo chiedendo se la ré-union fosse un ritorno all’ovile o un percorso di riforme (obbligate). E’ poi nevicato: la trattativa è andata in stallo e il dibattito sulle priorità regionali ha iniziato a spostarsi fuori dal Consiglio Valle.

Iniziamo da questo punto: il 1° febbraio è stato avviato l’iter del primo di quattro referendum propositivi, di cui tre sulle maggiori priorità regionali: ferrovia, sanità, lavoro, a cui se ne aggiunge  uno sullo stesso strumento referendario.  Il messaggio politico è semplice: presidente, giunta e Consiglio Valle non riescono o non vogliono far le riforme, bisogna portare la voce e il voto ai valdostani. E’ un tema per tutto il 2016: salvo intoppi, la raccolta firme sarà entro l’estate, la campagna referendaria nell’autunno, mentre  la sfiducia nei confronti del  Palazzo (e della Giunta) durerà per tutto l’anno. E’ un fatto nuovo che salta congressi e trattative, che allarga il luogo della discussione politica, al di là del semplice trattino tra UV e UVP.

Vediamo il secondo: con l’impuntata sul Tor e con le decisioni successive, il presidente ha tirato un bel ceffone in faccia della ré-union. Ha dato valore politico all’intervista di Étienne Andrione secondo cui con Rollandin non si riesce a far nulla, ha ferito nell’animo coloro che si erano avvicinati e che ora subiscono le proteste della base UVP. Le riforme (economia e lavoro, ferrovia, sanità, bilancio) suonano impossibili con questa brutta faccenda del Tor. Mentre la Regione si trascina nel tran tran amministrativo con ritardi e difetti da regione ordinaria, è venuto un segnale da un Capo assoluto che decide da solo, con una visione assai strana del sistema economico. Dal mercato aperto e dall’auspicata attrattività del territorio siamo arrivati alla concreta espulsione dei soggetti economici, come avvenne in passato nei confronti della Interski, che ha resistito,  forse della Lavazza, che invece è partita.

Probabilmente senza discussione, maggioranza e giunta si sono per il momento accodate, con qualche malumore e il sospetto della trappola già vista. Il presidente e l’assessore ai trasporti sono sempre più uniti, il fortino ha chiuso le porte, lasciando qualche lacrimogeno per strada.

Insomma, siamo di nuovo al punto di partenza, si annuncia una battaglia in piazza, le grane rimangono urgenti e bisognerà capire come se ne esce.


Enrico Martial