Ci stavamo chiedendo se la ré-union fosse un ritorno
all’ovile o un percorso di riforme (obbligate). E’ poi nevicato: la trattativa è
andata in stallo e il dibattito sulle priorità regionali ha iniziato a
spostarsi fuori dal Consiglio Valle.
Iniziamo da questo punto: il 1° febbraio è stato avviato l’iter
del primo di quattro referendum propositivi, di cui tre sulle maggiori priorità
regionali: ferrovia, sanità, lavoro, a cui se ne aggiunge uno sullo stesso strumento referendario. Il messaggio politico è semplice: presidente,
giunta e Consiglio Valle non riescono o non vogliono far le riforme, bisogna
portare la voce e il voto ai valdostani. E’ un tema per tutto il 2016: salvo
intoppi, la raccolta firme sarà entro l’estate, la campagna referendaria nell’autunno,
mentre la sfiducia nei confronti del Palazzo (e della Giunta) durerà per tutto
l’anno. E’ un fatto nuovo che salta congressi e trattative, che allarga il
luogo della discussione politica, al di là del semplice trattino tra UV e UVP.
Vediamo il secondo: con l’impuntata sul Tor e con le
decisioni successive, il presidente ha tirato un bel ceffone in faccia della ré-union.
Ha dato valore politico all’intervista di Étienne Andrione secondo cui con
Rollandin non si riesce a far nulla, ha ferito nell’animo coloro che si erano
avvicinati e che ora subiscono le proteste della base UVP. Le riforme (economia
e lavoro, ferrovia, sanità, bilancio) suonano impossibili con questa brutta
faccenda del Tor. Mentre la Regione si trascina nel tran tran amministrativo con
ritardi e difetti da regione ordinaria, è venuto un segnale da un Capo assoluto
che decide da solo, con una visione assai strana del sistema economico. Dal
mercato aperto e dall’auspicata attrattività del territorio siamo arrivati alla
concreta espulsione dei soggetti economici, come avvenne in passato nei
confronti della Interski, che ha resistito,
forse della Lavazza, che invece è partita.
Probabilmente senza discussione, maggioranza e giunta si sono
per il momento accodate, con qualche malumore e il sospetto della trappola già
vista. Il presidente e l’assessore ai trasporti sono sempre più uniti, il
fortino ha chiuso le porte, lasciando qualche lacrimogeno per strada.
Insomma, siamo di nuovo al punto di partenza, si annuncia
una battaglia in piazza, le grane rimangono urgenti e bisognerà capire come se
ne esce.
Enrico Martial