Difficile valutarne l’ampiezza, ma qualcosa sta cambiando.
Una parte della sensazione viene dall’evento di Emarèse del 2 aprile -
anticipatore di tendenze economiche e di metodo - un po’ dalla stagione dei Congressi – uno finito
(UVP) e uno che si prepara (Stella Alpina) -
un po’ dalla fibrillazione nazionale. Vi è poi un altro segnale, l’idea di
“governo di scopo”, di certo novità della settimana che supera di gran lunga la
notizia del confronto dell’UVP con le altre forze politiche. E’ da pigri
cronisti liquidarla come questione di potere e di sedie. E’ la proposta di un
nuovo governo che porti la Valle fino al 2018, si suppone con un programma
nuovo, probabilmente ancora da scrivere.
Certamente, visto lo stallo attuale, altro che “governo di scopo”, basterebbe un “governo dell’intendenza”, senza
superuomini, per far rifunzionare la ferrovia, contenere le spese, tenere in
piedi i servizi. Tuttavia, si deve riconoscere che un “governo di scopo” è politicamente qualcosa di più: è preparare la
transizione post-2018.
Ci vorrebbe un premio alla determinazione, perché si tratta
dell’ultima di una serie di iniziative lodevoli ma difficile va vedere attuate;
l’idea è robusta, ma posta dinanzi davanti ai soliti ostacoli. Restano infatti due
problemi da risolvere: la forza e l’indirizzo. Per questo nuovo governo di
transizione ci vorrebbe infatti la forza di una maggioranza che proprio non si
vede, neppure dall’altro della piccionaia della sala stampa in Consiglio
regionale. E poi non è ancora chiara la visione d’insieme. Su alcuni punti infatti
manca una piattaforma comune e stabile, pur nelle sfumature delle diversità:
sulle riforme istituzionali (pro e contro il referendum d’autunno),
sull’alternativa tra soldi da chiedere in più e sviluppo economico interno, sul
posizionamento rispetto ad alcune riforme europee e quindi italiane, come
scuola, lavoro, imposizione fiscale, o
concorrenza.
Tranne che per alcune punte economico-sociali che hanno
capito (come ad Emarèse), sono temi su cui non solo una parte del Consiglio
Valle, ma la stessa comunità valdostana si dibatte sofferente alla ricerca di
una strada e di qualche luce. Il punto politico che sbloccherà lo stallo sarà
forse proprio questo: per dare forza ad un progetto politico, occorre un cambio
di cultura e di visione nella comunità valdostana, in un mondo in cui i
problemi sono cambiati, e in cui occorrono soluzioni nuove, da elaborare e da poi
da attuare.
Enrico Martial