(Gazzetta Matin, 26 gennaio 2015)
Rischiamo di distrarci e di prendere una sventola improvvisa.
Malgrado i tempi di elezione del Presidente della Repubblica, le riforme vanno
avanti: al Senato la legge elettorale, mentre alla Camera si vota sulla forma
del Senato e sulle competenze regionali.
La situazione sembra rassicurante: Renzi ha detto che
l’assetto regionale non è tra le priorità in discussione. In fin dei conti, il
testo della riforma non pare introdurre cambiamenti così catastrofici: allo
Stato andranno poteri che, malgrado la riforma del 2001, alle Regioni non sono praticamente
arrivati. Gli Statuti speciali sembrano protetti dall’art.116, nasce persino il
Senato auspicato e mai realizzato, forse debole, ma che si dice rappresentante
delle istituzioni territoriali.
In Valle d’Aosta, il livello di allerta resta basso. A Cogne,
alla Constituante valdôtaine promossa
dall’UVP, è prevalso l’approccio convegnistico, con ospiti esterni e nessuna piattaforma.
Ne è seguito un dibattito sugli assetti di maggioranza: riforme e Statuto
speciale sono passati in secondo piano. La Constituante
dovrebbe riemergere il 26 febbraio, ma occorre un tavolo aperto alle forze
politiche e ai valdostani, mentre prevale il dibattito sui nomi, in Regione e
ad Aosta.
Invece i segnali di pericolo ci sono, e forti. Proposte di fusione
delle Regioni e contro le speciali arrivano da esponenti del PD, dal Presidente
del Piemonte e da altri, come il socialista Di Lello. Gli emendamenti della
Lega alla Camera propongono l’estensione della specialità a vari territori, svuotando
il principio di sostanza politica. La ministra italiana per gli Affari
regionali costituisce un comitato per studiare l’accorpamento tra Regioni. La Commissione
della Camera per gli Affari regionali ipotizza l’eliminazione delle specialità,
a favore di un edulcorato regionalismo differenziato. Sul Corriere, nel
commentare il fine anno di Courmayeur, anche il critico televisivo Aldo Grasso implorava
la fine delle autonomie speciali.
Sono segnali diffusi, ripetuti, persistenti, presenti nel
corpaccione sociale e nella politica. Si potrà dire che Renzi terrà duro, che
stiamo consolidando il rapporto con la maggioranza nazionale, che sono figure o
partiti marginali. Sarebbe bene allora ricordare il clima d’insofferenza
diffusa nei confronti delle specialità ai tempi di Vegezzi Ruscalla, che certo
non era un esponente di primo piano del Regno d’Italia.
Enrico Martial