(Gazzetta Matin, 13 aprile 2015)
Se l’esercizio del Gattopardo è ben raffinato in Sicilia e
in Italia, esso pare assai meno sofisticato tra le mura del Consiglio
regionale, che ha da poco tenuto una sessione tematica dedicata ai trasporti, tra
antichità ferroviarie, tariffe ai caselli, disordine degli orari, costi di
gestione.
Il Consiglio regionale auspica ancora la proroga delle
concessioni autostradali per contenere le tariffe, come lo Sblocca Italia
dell’ex-ministro Lupi, di fatto superato dalla direttiva europea “concessioni”
del 2014, come ha detto lo stesso presidente dell’Aiscat, Fabrizio Palenzona il
30 marzo scorso a Reuters, come si discute in Senato e come già da tempo
ammoniva Cantone. Poiché ogni proroga andrà intesa come nuovo contratto
obbligando a nuova gara, il dibattito
valdostano si nascondeva alle novità, dimenticando direttiva, rischio d’impresa
ormai in capo al concessionario, e quindi i meccanismi alle origini delle
attuali tariffe.
Sulla ferrovia, si malcelava l’essenziale, cioè che le
competenze su Aosta-Torino e su Aosta Pré-Saint-Didier sono integralmente passate
(oneri compresi) dallo Stato alla Regione, come norma di attuazione dello
Statuto, sin dal 26 ottobre 2010: come fosse per le cave e torbiere, o l’artigianato.
Eppure a destra e sinistra a chieder norme
di attuazione delle norme di attuazione, come per tirar tardi e sfilarsi
dalle grane. Perciò silenzio sulla possibilità di metter a gara il servizio
Aosta-Torino come quarto lotto nel pacchetto di gare che prepara il Piemonte, e
silenzio sullo sciopero dei ferrovieri appunto contrari alle gare. E’ andata
tutta così: nebbia sul Piano Nazionale degli aeroporti che ha già tolto lo
scalo di Aosta dal salotto buono, silenzio su Uber e BlaBla car. Silenzio sulla
necessità politica di acquisire l’infrastruttura da RFI, strada ferrata e
stazioni, prima di decidere sugli investimenti.
Sordina tecnica sul riparto finanziario del
decreto legge del 2 maggio 2014, così come sulle norme di concorrenza sul
trasporto pubblico locale su gomma. Qualche fuga in avanti, come l’auspicio di
una nuova ferrovia parallela all’autostrada, e quindi senza passar dal centro
di Ivrea.
Un Consiglio Valle opaco secondo molti consiglieri, di
maggioranza e opposizione, finito in una china da cui bisogna risalire. Anche i
giornalisti in sala stampa ascoltavano alla ricerca di un qualche punto di
appoggio, per scrivere qualcosa di decente e credibile. Alla ricerca non del
Gattopardo, ma di quel Voir Clair di
Chanoux che resta pur sempre impresso sulla facciata di piazza Deffeyes.
Enrico Martial