(Gazzetta Matin, 23 febbraio 2015)
Sia anche per adeguamento a disposizioni nazionali, l’amministrazione regionale elimina le posizioni di 14 dirigenti, come già era avvenuto nel marzo del 2012, quando i posti tagliati furono 12. Sono azioni di revisione della spesa che in Valle proseguono con sofferta regolarità, a differenza di regioni che se ne infischiano. Sono accompagnate da strumenti di facilitazione, o colgono l’età della quiescenza per coloro che occupano quelle posizioni.
Sia anche per adeguamento a disposizioni nazionali, l’amministrazione regionale elimina le posizioni di 14 dirigenti, come già era avvenuto nel marzo del 2012, quando i posti tagliati furono 12. Sono azioni di revisione della spesa che in Valle proseguono con sofferta regolarità, a differenza di regioni che se ne infischiano. Sono accompagnate da strumenti di facilitazione, o colgono l’età della quiescenza per coloro che occupano quelle posizioni.
Occorre un’amministrazione più leggera, e sarebbe ottimo se
fosse anche più efficiente. L’elefantiasi del sistema pubblico (italiano ma
anche valdostano) deriva però non solo dal numero dei dirigenti, ma anche dall’eccessiva
presenza nell’economia, da troppi beni demaniali spesso male utilizzati e con
scarsa manutenzione. Troppo pesanti si diventa lenti: capita anche in Valle
d’Aosta, in cui da tre anni si attende una gara per dare un futuro a un pezzo
del vecchio villaggio minerario di Cogne.
Accanto ai tagli, ci vorrebbe dunque più efficienza, che
richiede però spinta e visione politica. Per esempio, in Svizzera il cambio con
l’euro è passato da 1,6 del 2008 prima a 1,2 e poi fino a 1,07 attuali. Gli
sforzi di contenimento della Banca centrale svizzera alla fine hanno lasciato
libera la moneta di fluttuare. Eppure dalla nostra macchina amministrativa
regionale e dalla camera di commercio non c’è stata quasi reazione. Non ci è venuto in mente che l’appartamento, per
noi di 200.000 euro, al cittadino di Martigny con franco rivalutato costa oggi,
alla grossa, circa 135.000 euro. O che il rubinetto del negozio a Quart, il
mobile della cucina venduta a Sarre, il servizio dell’artigiano di Roisan,
venduto a Verbier o a Montreux è di fatto scontato per il compratore svizzero
del 35%-37% rispetto a cinque anni fa.
Anche indipendentemente dall’andamento delle importazioni
generali, gli acquisti frontalieri di parte svizzera sono in impennata. Ci
vorrebbe perciò informazione e promozione, un affiancamento delle imprese e
degli artigiani per aiutarli a esportare beni e servizi. Si potrebbe ricordare
che la Svizzera è vicina e pensare a quante opportunità siano offerte a
un’economia come la nostra, alla ricerca di sbocchi e di nuovi percorsi. Nel corso
di questa settimana, ogni assessore ne potrebbe parlare con il restante
centinaio di dirigenti regionali. Non sarà un corso di formazione, ma almeno
sarà un segnale a darsi da fare.
Enrico Martial