domenica 10 maggio 2015

Dopo l'antipolitica

(Gazzetta Matin, 4 maggio 2015)

La conclusione assolutoria del procedimento sui costi della politica in Valle d’Aosta coincide con un cambiamento di agenda a livello nazionale e regionale, che sta superando la semplice antipolitica a favore di altri temi. 

Strali contro i politici ve ne saranno ancora, ma il quadro sta cambiando, tra speranze e attese di ripresa, tra Renzi, Expo di Milano, polemiche e fatturati.
In questa terra di mezzo, in quest’attimo di respiro che ci è concesso, senza ancora sapere se andrà meglio o peggio, mentre si salvano competenze e Corpo forestale, forse sarebbe il caso di curare i feriti e dare un’occhiata alla carta geografica, per capire dove andare.

La strada più facile sarà non far nulla, tornar come prima, un po’ come avvenne dopo Mani pulite. In Valle significherebbe ricostruire un consenso fatto di relazioni verticali costruite sulla prevalente distribuzione di risorse e solo in parte sullo sforzo individuale e collettivo di costruzione del benessere. E’ un contesto facile ma anche pericoloso, perché presto capace di produrre nuove accuse, nuove ombre e quindi nuova antipolitica, gran nemico in caso di nuove crisi economiche.

La strada più sensata sarebbe quella di prendere atto del ciclo concluso, e passare all’iniziativa. In grande parte dei Comuni e anche ad Aosta, malgrado l’apparente richiamo ai grandi sistemi, il dibattito delle elezioni comunali resta molto concreto,  su vivibilità, sviluppo economico, ambiente, competitività, costi e qualità dei servizi, capacità amministrativa. E’ un buon governo però passivo e privo di strumenti rispetto ai cambiamenti che tendono a cadere dall’alto, dalla diminuzione delle aziende zootecniche, all’internazionalizzazione del turismo, all’innovazione della produzione e dei servizi, alle trasformazioni sociali, alla liberalizzazione di cluster ora protetti e a fatica difendibili, per esempio nella scuola, nei trasporti, nelle professioni. Di questo futuro assai presente ci occupiamo ancora troppo poco, e molte cose che stentiamo ad accettare sono già leggi derivanti da norme europee, e si possono solo applicare: i più veloci e competitivi, anche nelle Alpi, addirittura le anticipano, non solo nell’economia, ma anche nel funzionamento della politica.

In quest’attimo di respiro che ci è concesso, dovremmo forse fare un esame di coscienza, evitare di tornare indietro e riprendere l’iniziativa con un po’ di serietà, dopo la dura lezione di due anni di antipolitica.


Enrico Martial