La conclusione assolutoria del procedimento sui costi della
politica in Valle d’Aosta coincide con un cambiamento di agenda a livello
nazionale e regionale, che sta superando la semplice antipolitica a favore di
altri temi.
Strali contro i politici ve ne saranno ancora, ma il quadro sta
cambiando, tra speranze e attese di ripresa, tra Renzi, Expo di Milano,
polemiche e fatturati.
In questa terra di mezzo, in quest’attimo di respiro che ci
è concesso, senza ancora sapere se andrà meglio o peggio, mentre si salvano
competenze e Corpo forestale, forse sarebbe il caso di curare i feriti e dare
un’occhiata alla carta geografica, per capire dove andare.
La strada più facile sarà non far nulla, tornar come prima,
un po’ come avvenne dopo Mani pulite. In Valle significherebbe ricostruire un
consenso fatto di relazioni verticali costruite sulla prevalente distribuzione
di risorse e solo in parte sullo sforzo individuale e collettivo di costruzione
del benessere. E’ un contesto facile ma anche pericoloso, perché presto capace
di produrre nuove accuse, nuove ombre e quindi nuova antipolitica, gran nemico
in caso di nuove crisi economiche.
La strada più sensata sarebbe quella di prendere atto del
ciclo concluso, e passare all’iniziativa. In grande parte dei Comuni e anche ad
Aosta, malgrado l’apparente richiamo ai grandi sistemi, il dibattito delle
elezioni comunali resta molto concreto,
su vivibilità, sviluppo economico, ambiente, competitività, costi e qualità
dei servizi, capacità amministrativa. E’ un buon governo però passivo e privo
di strumenti rispetto ai cambiamenti che tendono a cadere dall’alto, dalla
diminuzione delle aziende zootecniche, all’internazionalizzazione del turismo,
all’innovazione della produzione e dei servizi, alle trasformazioni sociali,
alla liberalizzazione di cluster ora protetti e a fatica difendibili, per
esempio nella scuola, nei trasporti, nelle professioni. Di questo futuro assai
presente ci occupiamo ancora troppo poco, e molte cose che stentiamo ad
accettare sono già leggi derivanti da norme europee, e si possono solo
applicare: i più veloci e competitivi, anche nelle Alpi, addirittura le
anticipano, non solo nell’economia, ma anche nel funzionamento della politica.
In quest’attimo di respiro che ci è concesso, dovremmo forse fare un esame di coscienza, evitare di
tornare indietro e riprendere l’iniziativa con un po’ di serietà, dopo la dura
lezione di due anni di antipolitica.
Enrico Martial