(Gazzetta Matin, 1° giugno 2015)
Maneggiare il tema della scuola è
difficile, per quanto della massima importanza. Nel suo libro recente, Cesare
Dujany racconta come nei primi anni (o decenni) dell’autonomia l’Assessorato
alla pubblica istruzione sia stato quello tra i più importanti da assegnare.
Pochi giorni fa il Salone di Palazzo regionale è stato intitolato a Maria Ida
Viglino, insegnante di matematica e assessore. Tutti noi siamo stati a scuola:
ma soprattutto abbiamo a che fare con persone che della loro esperienza a
scuola portano ancora con sé pregi e difetti.
Il Consiglio Valle ha invitato
con una mozione l’Assessorato a darsi una mossa, di fronte all’iniziativa presa
da Matteo Renzi con la “Buona Scuola”. La nostra autonomia ha fino ad ora
prodotto poco, con faticosi tentativi d’innovazione oppure iniziative spesso scoraggiate
dal mondo freddo della politica e degli insegnanti.
Certo, a confrontarsi con
l’Italia, la scuola valdostana non sembra meritare interventi specifici. Eppure
ci sono segnali d’insufficienza, e variamente rappresentati: diverse famiglie cercano
di integrare la formazione con corsi di lingua all’estero oppure con Intercultura,
o con esperienze lavorative. Al Lycée René Dayve di Passy si è quasi formata
una piccola colonia di studenti in fuga dalla Valle, altri sono finiti a
Valbonne. Anche i numeri sono sconfortanti: gli abbandoni scolastici in Valle
sono superiori persino alla media italiana, il numero di laureati troppo basso
rispetto agli standard europei.
La reazione di un certo numero d’insegnanti
al cambiamento partito da Roma è stato di rumorosa chiusura, con argomenti che
circolano soltanto all’interno della loro corporazione e lasciano freddi molti
di noi. Per quanto fondati, essi
esprimono paure, questioni di assunzioni e trasferimenti, e molta retorica
nazionale, figlia dell’assemblearismo italiano degli anni Settanta che ancora sfianca
in riunioni lo spirito positivo di molti educatori.
Da subito occorre invece una
visione più ampia, perché a scuola vanno coloro che affronteranno le sfide della
Valle d’Aosta di domani. E’ una faccenda che riguarda tutti noi e tutta la
Valle, e non soltanto qualche migliaio di persone, da regolare con denaro e
posti sicuri. E’ forse il primo messaggio che ci si attende dalla politica: usare
i margini dell’autonomia per migliorare la scuola e per preparare il futuro, e
non già per difendere fortini vecchiotti e arroccati.
Enrico Martial