martedì 29 settembre 2015

Mamma e Regione


(Gazzetta Matin, 28 settembre 2015)

I soldi sono finiti. Anche le mamme con i bimbi al nido lo han capito, dopo le imprese di costruzione, i professionisti, i forestali. Con la loro intensa e umana presenza in tribuna del Consiglio Valle hanno avuto il merito di segnare un chiaro passaggio politico, perché i tagli sono davvero arrivati nel profondo della nostra vita quotidiana. 

Tuttavia, se è vero che nulla sarà come prima, neppure non si sa come sarà dopo. In Regione si continua a pensare alla vecchia maniera. Il perimetro della spesa si è ridotto, ma maggioranza e opposizione sono sempre concentrate su come distribuire le risorse, seguendo addirittura la moda del reddito minimo. Si fa qualcosa in meno con meno soldi, si accorcia il braccio, si cerca di tener buoni tutti. Eppure il temporale, la tempête au dessus de nos montagnes rumoreggia sempre più forte. Sembrava che l’accordo del 2010 costituisse già il fondo della pentola: fine dei milioni sostitutivi dell’IVA da importazione, contributo di solidarietà alla crisi finanziaria statale, minimo effetto dell’aumento ai 10/10 delle imposte. 

Il fondo è invece ancora più in basso. Il 21 luglio un accordo tra il ministro del Tesoro Giancarlo Padoan e il nostro Presidente chiudeva i conti del passato mentre annunciava nuovi tagli: tra fine luglio e oggi si è capito che mancano 70 milioni. Altri tuoni si annunciano, per esempio sulla revisione dello Statuto e sulle competenze regionali, appena passata la riforma Boschi dopo il 15 ottobre. Seguirà la discussione sul ruolo delle partecipate come la nostra CVA, una specie di ENI che trivella fuori Valle, e il cui bilancio è maggiore della Regione stessa. E’ faccenda serissima: su iniziativa del Commissario alla spending review Yoram Gutgled, su pressione della finanziaria nazionale sottoposta il 30 novembre al severo giudizio dalla Commissione europea e seguendo i paterni suggerimenti dell’Eurogruppo all’Italia. Un’armata sufficiente per portare altri colpi decisivi, anche nella piccola Valle d’Aosta.

Nelle facce in tribuna e nell’aula del Consiglio regionale domina però l’incertezza sul domani. Ma allora, se nulla sarà come prima, forse non basta tagliare. Bisogna forse cambiare concetti e strumenti, il modo di guardare le cose. Bisogna sin da ora riconoscere la realtà e immaginare un accettabile futuro oltre le rovine.  Diverso da quello di ieri, ma sostenibile, e per il quale occorre nuova politica e nuova visione.

Enrico Martial