La legge finanziaria regionale è
stata approvata dopo quattro giorni e un discreto fiume di parole, da cui
bisogna districarsi per capire il nuovo 2016.
La legge è arrivata in Consiglio
già fatta e finita: un po’ di debiti in più che corrispondono a investimenti su
settori puntuali (ma senza vera programmazione), tagli al welfare, e un po’ di
spese presidiate e intoccabili.
Presidente e Assessore alle Finanze hanno fatto un discorso simile:
crisi ma continuità con il passato e speriamo per il 2018 di avere un po’ più
di soldi. Il relatore della legge, Leonardo La Torre, ha parlato una lingua
diversa: c’è grasso ancora da tagliare, bisogna guardare le cose in modo nuovo
e ristrutturare. Erano voci discordanti, con clima sottostante d’insicurezza.
La legge era forse blindata, ma anche debole. Con questa consapevolezza, e per
portarla a casa in fretta e con minor danno, il presidente ha quindi aperto a
qualche emendamento e alla concessione di promesse future.
Su questa finestra è nata una
prima pista politica. E’ stata tracciata sia dall’opposizione sia da pezzi
della maggioranza che parevano risorti, con alcune mozioni su semplificazione
amministrativa, sviluppo economico interno (pur nella forma poetica della Zona
franca ma anche su partecipate e agricoltura), su alcuni cuscinetti sul
welfare. Sono mozioni d’indirizzo per loro natura tutte da realizzare, con
passaggi in Commissione e verifiche, ma sono anche segnali di cambiamento, pur
settoriali. Perché su altri punti, come sanità e ferrovia invece c’è stato un
muro, che figura adesso come punto di debolezza dei due assessori in trincea.
In breve: legge blindata ma politicamente debole, che ha richiesto una prima
apertura politica alla stessa maggioranza e alle opposizioni.
Raccolto il risultato, il
Presidente potrebbe ora tornare a fare il capo solitario come sempre, e sarebbe
la scelta più facile e scontata. Oppure siamo veramente in una fase di
passaggio, per le tegole che volano e che prima o poi atterrano, dall’appalto
Piro alla nuova contabilità e gestione speciale di Finaosta, al Casinò o a cose
che ancora non sappiamo. Se l’agenda dovrà essere almeno in parte condivisa con il Consiglio Valle, allora si apriranno spazi politici nuovi. E
se vi sarà la necessità urgente di riforme, questa riguarderà più i consiglieri
che hanno capito rispetto agli incerti, ai resistenti e ai partiti, che
seguiranno come fossero l’intendenza.