Il 18 giugno scorso, il sottosegretario agli affari
regionali Gianclaudio Bressa ha ospitato a Roma una riunione dei presidenti
delle Regioni speciali e province autonome in vista della revisione dei loro Statuti.
E’ stata costituita una commissione tecnica preparatoria, di cui farà parte
Robert Louvin, nominato a questo scopo dalla Giunta regionale il 26 giugno.
La riforma dello statuto è il secondo grande nodo che viene
al pettine, dopo quello finanziario. Il bilancio regionale è sceso di circa 600
milioni, gran parte per la soppressione della quota sostitutiva dell’IVA da
importazione e 220 come contributo regionale al perseguimento degli obiettivi
di finanza pubblica statale. Adesso è la volta delle competenze e dello
Statuto.
E’ una riforma che non sembra spaventare. Sidice che ogni
modifica sarà concertata tra lo Stato e la singola Regione o Provincia speciale,
le rassicurazioni nazionali sono frequenti nei modi e nelle parole, sia da
parte del Presidente del Consiglio Matteo Renzi, sia da parte dei ministri,
ultimo quello dell’istruzione Stefania Giannini sulla buona scuola e le
specificità della Valle d’Aosta.
Eppure vi sono segnali d’allarme. Il 18 giugno, mentre il
presidente della Valle sottolineava il principio dell’intesa, il collega
presidente dell’autonoma Sardegna Francesco Pigliaru considerava le “norme di attuazione come strumento da
utilizzare in modo unitario, con l’obiettivo di armonizzare i risultati delle
singole intese” cioè, per armonizzare tra loro gli Statuti speciali. Nei
media e nel dibattito politico il clima è poi ostile da anni. Le critiche condizioni
in cui si trovano le Regioni ordinarie non aiuta. Prevale la logica del centro,
delle “norme fondamentali di riforma
economico-sociale” che la revisione costituzionale vuole rafforzare, e a
cui si appella per le Speciali la legge delega sulle direttive appalti e
concessioni, approdata il 22 giugno alla Camera.
Il contesto politico valdostano sembra guardare altrove. L’opposizione
rischia di passare dalla “Constituante”
alla protesta nazionale civatiana a cinque stelle, allontanando prospettive di
governo e messa a fuoco delle priorità, compresa quella sull’autonomia. La maggioranza naviga in un quadro complicato
tra pressione delle decisioni amministrative e allargamento al PD: il
quotidiano si riempie ed è difficile sviluppare una visione globale. Da fuori,
bussano alla porta.